Contrattazione

Il ministro Orlando: meno tasse e salario minimo Letta: serve intervento forte sul cuneo

di Giorgio Pogliotti

«Sento questa gran voglia di patti, ma non ho capito cosa si deve mettere. In questo momento il patto può consistere che, a fronte di un aiuto alle imprese, esse si impegnino al rinnovo e all’adeguamento dei contratti». Dall’Agorà del Pd, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ieri ha riproposto la sua ricetta, ed ha replicato al titolo di questo giornale sull’iniziativa delle territoriali di Confindustria («le imprese: no al ricatto del ministro») e accusa: «Il Sole 24 Ore è per lesinare sui salari e non sui titoli, ma la reazione sorprende perché dà l’idea della inconsapevolezza di quello che si può produrre nei prossimi mesi: rischiamo la crisi sociale e una caduta della domanda interna che ha poi ricadute di carattere economico». Ma la ricetta di Orlando che, intende condizionare gli aiuti concessi dal governo alle imprese in difficoltà ai rinnovi contrattuali - sostituendosi in qualche modo alla capacità negoziale delle parti sociali - poggia anche sull’introduzione in Italia del salario minimo legale «per fare in modo che integri la contrattazione», strumento che vede i sindacati contrari, sia pure con sfumature diverse. «Credo che qualcosa si può fare anche subito - ha aggiunto Orlando-. Non c’è solo il cuneo fiscale su cui siamo tutti d’accordo se ci fossero le risorse. Le quali però, per quanto saranno generose, non saranno mai sufficienti a far fronte alla situazione che si sta creando. Bisogna suonare tutti i tasti del pianoforte, tutti gli strumenti a disposizione. Compresa una riflessione sulla contrattazione». Il riferimento sembra alla proposta fatta da Orlando di dare efficacia erga omnes ai trattamenti economici dei contratti più rappresentativi, accolta con freddezza dalle parti sociali.

Orlando ha incassato il sostegno di molti esponenti Pd (Serracchiani, Misiani, Malpezzi, Verini), e del leader Enrico Letta che ha criticato il titolo del Sole 24 Ore, perché «il ministro del Lavoro del Pd non ricatta nessuno». Ma sulle ricette emergono differenze di vedute tra il ministro Orlando e il leader del Pd, che non vede di buon occhio il salario minimo legale, come i sindacati del resto: «Secondo noi si risolve con un forte e strutturale intervento sul cuneo fiscale - ha detto Letta - e un’alleanza con cui imprese e lavoro sono in grado di ottenere vantaggi insieme a scapito di un vecchio sistema con un eccesso di tasse sul lavoro squilibrato e asimmetrico». Tra i colleghi di governo, «pieno sostegno» ad Orlando arriva dal ministro della Salute e segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza, su Twitter: «Giusto come non mai lavorare per far crescere i salari». Silenzio da palazzo Chigi.

Mentre da Forza italia, Renato Schifani osserva che «la si voglia o meno definire un “ricatto”, l’idea di subordinare gli aiuti alle imprese all’aumento dei salari è fuori dalla realtà. Speravamo che le enormi difficoltà vissute dal nostro tessuto produttivo in questi anni di pandemia, durante i quali gli imprenditori hanno spesso dovuto sostituire lo Stato nel sostegno ai propri lavoratori, fossero serviti ad archiviare definitivamente l’ostilità anti imprenditoriale di alcuni ambienti politici. Chiaramente non è così». Per Schifani «le difficoltà derivanti dal Covid e dalla guerra in Ucraina, con la crisi energetica e delle materie prime, non sono certo imputabili agli imprenditori italiani. Il sostegno dello Stato nei loro confronti non può avere subordinate ideologiche». E sul salario minimo, sempre da Fi, Alessandro Cattaneo fa sapere che «avrebbe ripercussioni sulla tenuta del governo, lo strumento principe è il taglio del cuneo».

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