Contrattazione

Lavoro, il ritorno dei contratti stabili

Gli impieghi recuperano nei primi quattro mesi dell’anno i livelli pre-pandemia e si rafforza il peso dei rapporti a tempo indeterminato. Il saldo fra attivazioni e cessazioni di posti “permanenti” segna un aumento più marcato nelle Regioni del Nord Ovest e del Nord Est

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di Valentina Melis

Il mercato del lavoro ha continuato il miglioramento avviato nel 2021 anche nei primi mesi del 2022. E, a differenza dell’anno scorso, quando il recupero dei livelli occupazionali dopo la pandemia è stato legato soprattutto ai contratti a tempo determinato, si rafforza il peso dei contratti “stabili”, favoriti sia dalle nuove assunzioni, sia dalle trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. È quello che emerge sia dai dati pubblicati da ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal, sia dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps (aggiornato al 16 giugno).

Resta da vedere quali saranno le conseguenze sull’occupazione della guerra che si è aperta in Europa e delle difficoltà di alcuni settori dovute al caro energia. Ma i tecnici che hanno tracciato il quadro dei primi quattro mesi dell’anno nella nota 9/2022 «Il mercato del lavoro: dati e analisi», a cura sempre di ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal, non prevedono un tracollo repentino dell’occupazione. Magari un rallentamento, dovuto a una situazione di generale incertezza.

Che i flussi del mercato del lavoro abbiano ripreso i livelli prepandemici, dopo il rallentamento dovuto all’emergenza sanitaria con chiusure e restrizioni, lo confermano infatti anche i dati Inps dell’ultimo Osservatorio sul precariato, che si riferiscono a tutti i contratti di lavoro del settore privato, e a parte del settore pubblico. L’Inps fa sapere che le assunzioni e le cessazioni del primo trimestre 2022 hanno superato il livello del 2018-2019 e anche le trasformazioni si sono avvicinate al livello massimo registrato nel 2019. La variazione netta tra attivazioni e cessazioni del primo trimestre 2022 registra un saldo positivo di 350.345 rapporti di lavoro.

Il quadro da gennaio ad aprile

I dati di ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Inps analizzati in questa pagina si riferiscono al settore privato non agricolo e guardano a tre tipologie di rapporti di lavoro, che danno un’indicazione congiunturale considerata più chiara: contratti di apprendistato, a tempo determinato e indeterminato. In questo ambito, da gennaio ad aprile 2022 sono stati creati, al netto delle cessazioni, 260mila nuovi posti di lavoro. Un valore quasi in linea con lo stesso periodo del 2019, prima dello scoppio della pandemia di Covid.

I nuovi contratti a tempo indeterminato, cioè quelli attivati meno quelli cessati, sono stati 111mila, praticamente il doppio rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 2021. A questo saldo positivo contribuiscono in gran parte le stabilizzazioni di lavoratori a termine o in apprendistato, in netto miglioramento rispetto agli stessi quadrimestri dei due anni appena trascorsi. L’aumento delle stabilizzazioni dei contratti a termine è dovuto al numero elevato di rapporti a tempo siglati nel 2021: la trasformazione è un po’ la «fase 2» del lavoro temporaneo, e avviene in media dopo 12 mesi dall’avvio del contratto.

Peraltro, da quest’anno sono ritornate in vigore le regole sui contratti a termine contenute nel cosiddetto decreto «Dignità» (Dl 87/2018): dal 1° gennaio 2022 - finite le deroghe introdotte per la pandemia - il contratto a termine di durata iniziale superiore a 12 mesi deve contenere la causale, cioè l’indicazione dei motivi per i quali si sceglie di stabilire un termine per il rapporto. La causale va indicata in qualsiasi caso di rinnovo del contratto e le proroghe seguono lo stesso iter se si supera la durata di dodici mesi. È probabile che molte aziende stiano dunque scegliendo di stabilizzare i lavoratori già formati, senza ricorrere a nuovi contratti a termine dopo i primi 12 mesi.

L’aumento del numero di rapporti stabili è poi considerato dai tecnici un dato fisiologico quando il tasso di disoccupazione si abbassa (ad aprile è sceso all’8,4%).

Anche i contratti a termine, comunque, continuano a viaggiare a ritmo sostenuto, con un saldo tra attivazioni e cessazioni positivo per 160mila posizioni, meglio rispetto al primo quadrimestre del 2021 e rispetto al crollo dello stesso periodo del 2020, in piena pandemia (-267mila posizioni).

A incontrare più in difficoltà è il contratto di apprendistato, che dal 2020 in poi continua a far registrare un tasso negativo fra attivazioni e cessazioni.

I settori

Le attivazioni nette crescono sia nell’industria, sia nei servizi. Soffre ancora il commercio, che nei primi quattro mesi dell’anno registra un saldo negativo di oltre 5mila posizioni.

Corre di più il Nord

Nord e Sud crescono a velocità diverse. Se si guarda ai contratti a tempo indeterminato, il saldo tra attivazioni e cessazioni al Nord Ovest è più che quadruplicato nel 2022 rispetto al 2021 (32.640 attivazioni nette nei primi quattro mesi dell’anno rispetto a 8.814 dello stesso periodo del 2021); al Nord-Est il saldo balza da 5.172 a 26.481 posizioni stabili. Nelle Regioni del Sud il saldo passa da 20.889 a 21.705 posizioni stabili, nelle Isole aumenta di un terzo.

Se si guarda invece ai contratti a termine, il saldo fra attivazioni e cessazioni è molto positivo al Sud (quintuplicato rispetto al primo quadrimestre 2021) e nelle Isole (dove è triplicato).

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