Previdenza

Orlando all’Anpal: accelerare sull’assegno di ricollocazione

di Giorgio Pogliotti

Tempi stretti per la delibera dell’Anpal necessaria per dare il via libera all’assegno di ricollocazione, strumento utile per far fronte al rischio di un prossimo tsunami occupazionale, per via della fine del blocco dei licenziamenti (in scadenza il 31 marzo) e del perdurare della crisi per la pandemia. Lo ha chiesto a gran voce il ministro del lavoro, Andrea Orlando, incontrando ieri mattina i vertici dell’Agenzia nazionale delle politiche attive, dopo che erano emerse divergenze tra il presidente Domenico Parisi e la Dg Paola Nicastro.

Orlando ha auspicato che l’interlocuzione con Anpal possa avvenire sulla base di una «posizione comune e univoca espressa dagli organi dell’Agenzia», visto che anche ieri sono venute alla luce queste distanze, con il presidente Parisi che in videocollegamento dal Mississippi non risparmiava critiche all’impostazione del testo elaborato dalla struttura tecnica della Nicastro. Il ministro Orlando ha sollevato alcuni rilievi di carattere tecnico, chiedendo all’Agenzia un approfondimento e una risposta in tempi rapidi. «Si conta di arrivare alla definizione della delibera nelle prossime ore», recita un comunicato ministeriale. L’iter, tuttavia, prevede che solo una volta concordata una bozza di delibera tra ministero e Anpal, da condividere con le Regioni, possa essere portata al Cda dell’Agenzia per l’approvazione.

I due principali nodi da sciogliere riguardano il ruolo delle agenzie private e la formazione. La legge di Bilancio 2021 ha stanziato 267 milioni (dei 500 milioni complessivamente assegnati alle politiche attive) per finanziare l’assegno di ricollocazione, un voucher da utilizzare presso centri per l’impiego o le agenzie per il lavoro accreditate (previa presa in carico da parte dei Cpi) per l’erogazione dei servizi di accompagnamento all’inserimento lavorativo. Se riesce a ricollocare al lavoro la persona beneficiaria dell’assegno, l’ente prescelto riceve un importo calcolato in base al tipo di contratto; si va da un minimo di 250 euro (3 mesi di contratto a termine al Sud) a un massimo di 5mila euro (contratto a tempo indeterminato). La norma in legge di Bilancio, voluta dall’ex ministro M5S Nunzia Catalfo, è contestata dalle agenzie private perché non prevede un corrispettivo per il costo del servizio di orientamento e accompagnamento al lavoro.

L’altro tema sul tavolo è quello di creare una forte connessione tra politiche attive e percorsi di formazione; «si sta ragionando se serva una norma ad hoc per definire un livello essenziale unitario anche mediante il rafforzamento dei Cpi», spiega il ministero. Al beneficiario dell’Adr potrebbe servire anche un percorso di formazione per essere occupabile; va stabilito se sarà coperto con le risorse per l’Assegno, o con altri fondi (il Fse).

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