Previdenza

Ape sociale, accolte 67mila domande tra il 2017 e l’aprile di quest’anno

di Marco Rogari

Oltre 67.400 domande accolte sulle circa 143mila presentate. È il bilancio dell’Ape sociale nel periodo compreso tra il 2017 e i primi quattro mesi del 2021 stando ai dati dei monitoraggi Inps che sarebbero stati presentati nei mesi scorsi alla Conferenza dei servizi. Un’andatura tutt’altro che sostenuta (come dimostrano le poco meno di 3.800 richieste “promosse” da gennaio ad aprile di quest’anno), quella dell’Anticipo pensionistico sociale, dovuta anche a un raggio d’azione abbastanza limitato. Che non a caso alcuni partiti della maggioranza, come ad esempio il Pd e anche il M5S, chiedono di estendere significativamente comprendendo nuove categorie di lavori gravosi, così come per altro indicato dall’apposita Commissione tecnica istituita dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Ma la Lega non è affatto d’accordo e rilancia la proroga di un anno di Quota 100 o, in alternativa, la creazione di un apposito fondo per i pensionamenti anticipati con requisiti analoghi nel settore privato. Il Carroccio insomma non sembra disposto a mollare e ribadisce che non si può parlare di un flop di Quota 100: una misura che, sottolinea il sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini, «è stata strumentalizzata». Per il Pd, però, il prolungamento di Quota 100 è una strada impercorribile. E anche al ministero dell’Economia l’orientamento sembra essere questo. Mentre al ministero del Lavoro si guarda anzitutto a come tutelare i lavoratori fragili o impegnati in attività usuranti.

A considerare l’allargamento del bacino dell’Ape sociale insufficiente per gestire il ”dopo Quota 100” sono anche i sindacati, che tornano alla carica con il Governo chiedendo di essere subito convocati sul dossier previdenza. Anche perché ormai mancano meno di 15 giorni al varo della legge di bilancio in cui dovranno confluire le misure pensionistiche chiamate a rendere meno brusco il ritorno integrale alla legge Fornero con lo stop a fine anno dei pensionamenti con almeno 63 anni d’età e 38 di contributi introdotti dall’esecutivo “Conte 1”. Non solo: dal 1° gennaio 2022 dovrà cambiare anche il meccanismo di indicizzazione all’inflazione degli assegni pensionistici visto che l’attuale fase con le 6 fasce (nata dalle 7 sempre targate “Conte 1”) si esaurirà sempre a fine anno aprendo la strada al ritorno di fatto al dispositivo a ”tre scaglioni” per il quale va però sciolto il nodo risorse.

Per Roberto Ghiselli (Cgil) è un «fatto grave» che i sindacati non siano stati ancora convocati dal governo. Analogo è il pensiero di Domenico Proietti (Uil), mentre Ignazio Ganga (Cisl) definisce «non sufficiente un allargamento dell’Ape sociale». Considerazioni e richieste che i sindacati ribadiranno oggi in un’audizione alla commissione Lavoro della Camera dove il confronto tra i partiti si sta sviluppando sulle proposte di legge presentate da inizio legislatura e sui dati riguardanti l’andamento del sistema previdenziale. A cominciare da quelli riguardanti i vari canali d’uscita.

Tra il 2017 e l’aprile di quest’anno l’Inps ha accolto 59.717 domande, di cui 5.332 nei primi quattro mesi del 2021, sulle oltre 132mila presentate per la certificazione relativa alla pensione “anticipata” dei lavoratori cosiddetti precoci (quelli con almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del diciannovesimo anno d’età) disoccupati, disabili o impegnati in attività gravose. Complessivamente tra Ape sociale e pensionamenti dei precoci sono state più di 127mila le uscite in meno di quattro anni e mezzo.

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