Previdenza

Così le aziende anticipano le misure del Governo

Aidp: Italia in ritardo ma la strada è quella giusta, svolta con il Family Act

di Serena Uccello

L’ultimo caso è quello di Sanofi che il 22 dicembre ha annunciato la concessione di 14 settimane di congedo parentale retribuito al secondo genitore (si veda Il Sole 24 Ore del 22 dicembre). Ma l’idea di un ampliamento delle misure a sostegno della genitorialità, in particolare puntando a un maggior coinvolgimento dei padri - in linea con il consolidamento a dieci giorni più uno del periodo di congedo obbligatorio del padre - è già nell’agenda di molte aziende.

Si tratta di grandi gruppi come il colosso del lusso Kering che già dal 1° gennaio 2020 garantisce a tutti i suoi dipendenti «un periodo minimo di 14 settimane, retribuito al 100%, per maternità, paternità, adozione o assistenza al partner» che «dovrà essere preso nei sei mesi successivi alla nascita o all’adozione, indipendentemente dalle circostanze personali o dal luogo di lavoro del dipendente».

Oppure ci sono imprese pioniere come Politecnica - società di progettazione integrata, architettura, ingegneria e urbanistica presente in 8 Paesi in Europa, Africa e Sud America - che ha implementato il congedo di paternità già dal 2015: i “padri” possano usufruire di 7 giorni in più rispetto al periodo previsto dalla normativa vigente. Questo è pure il caso di Barilla che ha cominciato nel 2014 arrivando oggi a prevedere per i neo papà 13 giorni di congedo.

E aziende come Trenord che ha già introdotto la norma per il 2021, riconfermandola per il prossimo anno e agganciandolo a un pacchetto di welfare per la famiglia previsto dalla contrattazione di secondo livello: «Nel nostro contratto aziendale - spiega Andrea Del Chicca, Direttore corporate Trenord - è già previsto un trattamento economico di miglior favore durante l’assenza facoltativa».

Ci sono, poi, gruppi come Sas (soluzioni software) pronti a partire: «Accogliamo con grande interesse l’estensione a dieci giorni del congedo parentale per i papà. Si tratta di un segnale concreto verso una parità di genere che ci auguriamo sia solo il primo», dice Elena Panzera, vice presidente Hr Emea Sas.

Insomma il panorama comincia ad essere vario. «L’Italia resta tra gli ultimi Paesi ad aver attuato provvedimenti in merito - dice Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp - ma la situazione sta per cambiare. Con il family Act siamo prossimi a una svolta epocale, che potrebbe aumentare il numero dei giorni di congedo a 90. Questo rappresenta senza dubbio un cambiamento, anche in un’ottica di equità di genere e di libertà di scelta. Mi auguro che anche da questo punto di vista i passi avanti del Legislatore siano tanti». E da Arianna Visentini, Ceo della la società di consulenza Variazioni arriva una proposta: «Il congedo parentale, oltre che un diritto per i genitori, dovrebbe essere un’opportunità per le aziende in termini fiscali e di crescita delle competenze attraverso la formazione e l’adozione di policy ad hoc. Finché le aziende devono sobbarcarsi i costi aggiuntivi e la gestione delle risorse, la strada verso una vera parità di genere resta in salita».

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