Adempimenti

Urgente una presa di posizione delle Infrastrutture

di Giuseppe Latour

Un atto interpretativo del ministero delle Infrastrutture, che spieghi alle pubbliche amministrazioni come muoversi. Con l’obiettivo di evitare che, in una situazione di notevole incertezza, i dirigenti pubblici preferiscano prevenire rischi e rimandare la pubblicazione dei bandi.

È la richiesta recapitata al Mit da più parti, sulla quale la responsabile del dicastero, Paola De Micheli si pronuncerà nei prossimi giorni. Una richiesta che parte da una considerazione, esplicitata così dal presidente Ance, Gabriele Buia: «Le modifiche legislative hanno tempi molto lunghi, sarebbe bene avere subito un chiarimento, per evitare impatti sul mercato».

Tutti ricordano il faticoso percorso che, negli ultimi anni, ha caratterizzato ogni intervento in materia di appalti. Così, anziché aspettare un processo destinato a durare molti mesi, meglio avere certezze subito, anche se con una semplice circolare.

Nell’attesa che arrivi una correzione strutturale, comunque improbabile prima della legge di Bilancio. D’altronde, dalla stessa Anac fanno sapere di avere intenzione di verificare «cosa vogliono fare il Mit ed il Governo che devono dare attuazione alla sentenza».

Che la sentenza della Corte di Giustizia abbia creato un clima di incertezza, viene confermato dalle diverse letture che, in queste ore, arrivano dalle stazioni appaltanti. Dall’Anas spiegano che la disapplicazione della norma nazionale «determinerebbe una situazione conflittuale con le altre norme di derivazione nazionale (vedi cautele antimafia, verifiche sui subappaltatori), situazione conflittuale che soltanto il legislatore può e deve risolvere». Per questo motivo, «Anas continuerà a bandire applicando la normativa nazionale attualmente vigente che, peraltro, è cambiata rispetto a quella sindacata dal giudice comunitario».

Su una linea opposta ci sono le Regioni, come spiega il direttore di Itaca (l’Istituto di Regioni e Province autonome specializzato in materia di appalti), Giuseppe Rizzuto: «Per noi è pacifico che il limite al subappalto calcolato sugli importi complessivi vada disapplicato, perché incompatibile con i principi comunitari in base alla sentenza della Corte di Giustizia Ue. Certamente, questa situazione crea molti problemi, anche sui bandi già pubblicati e ora in fase di aggiudicazione». Per questo, Itaca «ha chiesto al Mit di prendere una posizione sul tema».

Insomma, il ministero dovrebbe intervenire subito per minimizzare le ricadute sul mercato: è evidente (si veda anche il pezzo in alto) che molte Pa si troveranno in difficoltà sull’impostazione da dare ai loro bandi di gara. E la questione, al dicastero di Porta Pia, è sotto esame, al di là dello strumento che sarà scelto per risolverla.

Non va, infatti, sottovalutato l’impatto che questa difficoltà potrebbe avere sul mercato: «La paura che ci sia un rallentamento dei bandi esiste - spiega Buia -. Anche perché lo stop della Corte di Giustizia arriva in un momento di trend positivo del mercato. Per questo sollecitiamo il Mit a intervenire in tempi rapidi». Per Buia, comunque, non va dimenticato che la questione è esplosa adesso ma veniva sottovalutata da tempo: «Sono anni che sottolineiamo con forza la sua importanza al legislatore». Adesso è arrivato il momento di intervenire.

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