Adempimenti

In azienda vaccinazioni in base al rischio

di M.Pri.

Le vaccinazioni anti Covid-19 nei luoghi di lavoro possono iniziare quando la campagna vaccinale “generale” viene aperta agli under 60. Qualora sia necessario scaglionare nel tempo l'erogazione dei vaccini alle aziende o alle loro associazioni che ne hanno fatto richiesta, è opportuno farlo tenendo conto del livello di rischio dei diversi settori produttivi.
Il “Documento tecnico operativo per l'avvio delle vaccinazioni in attuazione delle indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-Sars-Cov-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome l'8 aprile 2021”, pubblicato dall'Inail il 15 maggio, risponde a due delle tre domande che la stessa Conferenza ha sollevato.

La prima domanda riguarda da quale fase della campagna di vaccinazione generale si può partire con le vaccinazioni nei luoghi di lavoro. Il documento risponde da quando si vaccinano gli under 60, le cui prenotazioni sono già state aperte (il documento è datato 12 maggio) e ci sono casi di over 50 che già hanno ricevuto la prima dose. Viene comunque ribadito, oltre a quanto già scritto nelle indicazioni ad interim, che nei luoghi di lavoro si procederà compatibilmente con la disponibilità di vaccini.

È stato poi chiesto di chiarire a quali priorità le Regioni si devono attenere qualora non sia possibile esaudire in tempo reale le richieste di vaccinazione in arrivo dalle aziende. Per fare ciò la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha chiesto di definire degli elementi quantitativi e qualitativi.

Sul secondo aspetto, il documento fornisce una risposta, tramite un elenco che suddivide i settori produttivi in tre livelli di rischio e quindi di priorità, tenuto conto dei parametri di esposizione, prossimità e aggregazione; del monitoraggio delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19; del monitoraggio epidemiologico su base geografica; delle evidenze scientifiche sul rischio di contagio in ambienti lavorativi.Il mondo lavorativo è stato suddiviso in 90 macro settori e a ognuno è stato assegnato un livello di rischio/classe di priorità da 1 a 3. Nella prima troviamo ad esempio l'assistenza sanitaria (già oggetto di campagna di vaccinazione ad hoc), le attività artistiche e di intrattenimento (tra le più penalizzate finora in termini di blocco dell'attività stessa), i trasporti, le industrie alimentari, alloggio e ristorazione. Gli elenchi dei settori con relativa priorità sono contenuti nel documento.

Le Regioni hanno chiesto queste indicazioni affinché si eviti che le scelte che loro sono chiamate a fare nella distribuzione dei vaccini alle aziende “possano apparire arbitrarie”. Il documento tecnico precisa che comunque le stesse Regioni possono integrare le indicazioni con dati più specifici a livello territoriale in loro possesso, anche perché i 90 macro gruppi possono non tener conto di contesti specifici e di modalità di svolgimento dell'attività lavorativa all'interno del singolo settore, inq quanto, ad esempio, alcuni dipendenti possono essere in smart working mentre altri in presenza.

Il documento non fornisce, invece, una risposta precisa sull'aspetto quantitativo. Nelle indicazioni ad interim si legge che, per vaccinare sul luogo di lavoro, ci deve essere una «popolazione lavorativa sufficientemente numerosa», senza spiegare cosa si intende per sufficientemente. La Consulta ha chiesto di definire la numerosità dei lavoratori in base a cui dare precedenza a un'azienda piuttosto che a un'altra. Nel documento si risponde che «iniziative atte a permettere la vaccinazione a numeri consistenti di popolazioni lavorative rappresentano un punto qualificante». Senza precisare cosa si intende per consistente.

Nel documento è stato però inserito il fac simile che le aziende/associazioni devono indirizzare all'Asl competente per chiedere di vaccinare i lavoratori. Il modulo deve essere sottoscritto dal legale rappresentante e dal medico responsabile della seduta vaccinale.

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