Adempimenti

Tirocini a rischio con la stretta del Governo

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

mentre sui tirocini extracurriculari il governo per ora attende a varare la stretta prevista in manovra (anche per capire come andrà a finire il ricorso alla Consulta promosso dal Veneto che lamenta la lesione delle competenze regionali in materia), sui tirocini curriculari, quelli a contenuto formativo e necessari per acquisire un titolo di studio, si continua la discussione sul testo base adottato dal Parlamento e condiviso da Pd, M5S e dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

La stretta allo studio

L’obiettivo del governo Draghi è contrastare gli abusi nell’utilizzo dei tirocini, con una doppia mossa: in legge di Bilancio è stato previsto che i tirocini extracurriculari possano essere utilizzati per i soli soggetti con difficoltà di inclusione sociale (entro giugno sono previste linee guida di dettaglio da condividere con le Regioni - ma questa scadenza molto probabilmente non sarà rispettata). Sui tirocini curriculari il testo base adottato dalla commissione Lavoro della Camera li assimila di fatto a un rapporto di lavoro (cosa che in realtà non sono) introducendo un’indennità di almeno 300 euro, oltre al rimborso integrale delle spese di trasporto sostenute dallo studente, di strumentazione e (per i rapporti oltre le 5 ore giornaliere), di vitto, pena sanzioni fino a 3mila euro. Tutto ciò mentre in Europa i tirocini curriculari, proprio per il loro contenuto formativo, non vengono retribuiti. Parallelamente crescono anche gli adempimenti burocratici: dall’obbligo di comunicazione obbligatoria alle clausole premiali in caso di successiva assunzione alle quote massime di tirocinanti.

I numeri sui tirocini

Secondo gli ultimi dati del ministero del Lavoro nel primo trimestre dell’anno sono stati attivati oltre 76mila tirocini extracurriculari, in aumento rispetto allo stesso trimestre 2021 (+7,9%, pari a +6mila tirocini). La stragrande maggioranza delle attivazioni (75,1%) riguarda i Servizi, oltre 57mila (+10,7% sull’anno). La maggior parte dei tirocini è stata avviata a favore di soggetti disoccupati o inoccupati (77,4%). I tirocini promossi a favore di persone fragili costituiscono il 14,2% del totale.

Sui tirocini curriculari non ci sono dati ufficiali, ma visto che vengono attivati da scuole, IeFp, Its e università, si stima che ogni anno coinvolgano 150-200mila studenti. In generale, tra il 2017 e il 2020, sono cessati 1 milione 315mila tirocini; per il 55,7% (733 mila), entro sei mesi dalla conclusione del tirocinio è stato attivato almeno un rapporto di lavoro, nel 31,5% dei casi (414mila) con lo stesso datore di lavoro presso il quale è stato svolto il tirocinio.

Regioni e università allarmate

Il punto è che le strette allo studio del governo preoccupano Regioni, imprese, atenei, mondo della formazione professionale. Ieri le bozze di norme sui tirocini curriculari sono state oggetto di una riunione tra le Regioni che spingono per robusti correttivi; l’assessore alla Formazione e al Lavoro di regione Lombardia, Melania Rizzoli, ha chiesto espressamente di escludere dal campo di applicazione della proposta di legge i tirocini curriculari dei percorsi abilitanti e quelli previsti dai percorsi ordinamentali (IeFp, Its, università). Più critica Angela Colmellere della Lega, commissione Cultura: «La mia posizione è di prevedere il rimborso forfettario delle spese sostenute dai tirocinanti per il pranzo e per il trasporto. Non sono invece d’accordo per l’obbligatorietà di un’indennità a carico dei datori di lavoro ospitanti, perché così si rischia di ridurre le possibilità di contatto dei nostri giovani con il mondo produttivo già durante i loro percorsi di studio». Anche Fi, con Valentina Aprea, è dura: «Datori di lavoro ed enti sostengono già costi elevati per la formazione dei giovani, ad esempio su sicurezza e tutoraggio. Per questo è sbagliato prevedere una indennità economica».

D’accordo Lucia Valente (ordinario di diritto del Lavoro all’università la Sapienza): «I tirocini promossi dalle università non sono remunerati - è facoltativo un rimborso spese o l’uso della mensa - e non prevedono formalità, quali le comunicazioni obbligatorie, perché inseriti all’interno di un percorso formale volto a far acquisire allo studente delle competenze o abilità compatibili con il suo percorso di studi. Sono strumenti utilissimi. È giusto contrastare eventuali abusi. Ma obbligare l’azienda che ospita uno studente a pagare una indennità mensile o sottoporla agli stessi vincoli formali del lavoro subordinato, significa far naufragare l’unico modo per garantire agli studenti italiani l’apprendimento in contesti extrascolastici». Sulla stessa lunghezza d’onda, Paola Vacchina, presidente di Forma: «Riteniamo che stringere troppo le maglie per la realizzazione dei tirocini curriculari rischi di creare difficoltà ad imprese ed istituzioni formative. La gran parte dei tirocini curricolari è di grande qualità; dobbiamo sempre tenere la guardia alta su sicurezza e qualità, ma proprio perché le imprese sono un bacino di formazione operativa molto importante nei percorsi di IeFP bisogna evitare di rendere loro complicata la collaborazione con le istituzioni formative per la formazione dei giovani».

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