Rapporti di lavoro

Bonomi: serve norma transitoria per superare blocco licenziamenti

di Nicoletta Picchio

Il blocco dei licenziamenti, la campagna di vaccinazione, i fondi europei, da utilizzare per le riforme. «Dobbiamo tornare a dare un sogno al paese e la credibilità di un futuro migliore. Se non avremo la volontà di raggiungerlo potremo mettere in campo tutti i provvedimenti economici, ma come paese falliremo. Dobbiamo creare un futuro per i nostri figli». Carlo Bonomi traccia la rotta su come portare l’Italia fuori dalla crisi. C’è la questione dei licenziamenti, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha visto le parti sociali. Ma su cosa fare ancora si discute. «Abbiamo sempre detto che un blocco dei licenziamenti all’inizio fosse giusto, ma al contempo abbiamo sollecitato una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive: è l’unica via per superare il blocco, che non può essere sine die. Siamo di nuovo sotto scadenza e non è stato fatto», ha detto il presidente di Confindustria, che ieri ha parlato su Rtl 102,5 e poi ha concluso l’assemblea di Confindustria Salerno.

Nessun imprenditore, ha aggiunto, pensa allo sblocco per mandare a casa i dipendenti, «anzi le aziende ci segnalano difficoltà a trovare persone qualificate». Per Bonomi occorre «una norma transitoria e consentire alle imprese di andare verso la normalizzazione, per consentire loro di fare investimenti e creare lavoro, altrimenti il blocco dei licenziamenti diventa blocco assunzioni». E quindi: per le aziende che sono soggette a restrizioni o fortemente in crisi è corretto il blocco e la Cig a carico dello Stato. «Chi non ha questi problemi potrebbe usufruire della Cig ordinaria, che pagano le aziende, per 52 settimane senza licenziare nessuno», ha continuato il presidente di Confindustria ricordando che le imprese contribuiscono per 3 miliardi all’anno e utilizzano prestazioni per 600 milioni.

Confindustria ha presentato al governo già a luglio la riforma degli ammortizzatori sociali e politiche attive, nell’incontro con il premier Mario Draghi ha offerto la disponibilità a vaccinare nelle fabbriche. «Dobbiamo accelerare, qualsiasi provvedimento di natura economica avrà effetto se il paese esce dalla crisi sanitaria. Ho rilevato con piacere che il segretario della Cgil, Landini, ha dato una disponibilità di massima, spero che altrettanto venga dal governo: ci convochi al più presto per lavorare tutti insieme ad un protocollo che permetta l'utilizzo delle fabbriche». Ci sono ritardi da parte delle aziende farmaceutiche, «ma preoccupa la struttura logistica, l’Italia sta dimostrando una forte carenza. Sono state usate solo il 73% delle dosi, quando ne arriveranno di più mi chiedo come sapremo gestire il piano: dovremmo già sapere oggi dove andare e a che ora, nessuno sa nulla e questo è il problema». E va accelerato anche il dibattito sull’utilizzo del Recovery Fund e degli altri fondi europei: «Tra i 209 miliardi del Next Generation Eu, il React Eu e i fondi di coesione ci sono a disposizione sui 400-450 miliardi nei prossimi anni. Non possiamo avere più scuse rispetto al tema delle risorse», ha sottolineato Bonomi. Ma il dibattito oggi «è fuorviante. Tutti sono concentrati nel breve periodo. Manca la riflessione su quale è il fine che vogliamo raggiungere con queste risorse finanziarie: se vogliamo creare un’industria più competitiva o una società più moderna e sostenibile. Invece dovrebbe essere alla base delle decisioni sulle risorse». Bisogna recuperare una visione di futuro: «il paese ha smesso di sognare da tanto tempo, soprattutto dopo il periodo difficile del lockdown. Oggi lo spirito civile dell’inizio e la resilienza si stanno sfibrando».

Parlando a Rtl 102,5 Bonomi ha risposto ad una domanda sulla situazione del settore radiofonico e delle imprese editoriali: «il nostro sistema è un ibrido, con il servizio pubblico che drena risorse soprattutto economiche a quello privato, danneggiando il privato senza rafforzare il pubblico. Il settore è chiamato a forti investimenti, con la crisi il tema dei ristori va affrontato in maniera diversa».

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