Rapporti di lavoro

Contenimento del Covid, in azienda nessuna deroga per i già vaccinati

di Serenella Corbetta e Mariano Delle Cave

Il Protocollo di aggiornamento per le misure di contrasto al Covid-19 negli ambienti di lavoro del 6 aprile contiene elementi di novità su diversi aspetti, come la formazione in materia di sicurezza e lavoro, la riammissione in servizio dopo l’infezione da virus e l’obbligo di utilizzo delle mascherine in tutti i casi di condivisione degli ambienti di lavoro, al chiuso o all’aperto, salvo attività in condizioni di isolamento (si veda il Sole 24 Ore del 14 aprile).

Anche se non espressamente menzionati, le misure del Protocollo non ammettono deroghe per i lavoratori già vaccinati. Il Rapporto n. 19, licenziato dal Gruppo di lavoro dell’Istituto superiore di sanità (Iss) il 13 marzo 2021, aveva già raccomandato che tutti i lavoratori, inclusi gli operatori sanitari, continuassero a utilizzare rigorosamente i Dpi, l’igiene delle mani, il distanziamento fisico e tutte le altre precauzioni secondo la valutazione del rischio, indipendentemente dallo stato di vaccinazione. Il Rapporto, infatti, aveva confermato che i vaccini anti-Covid 19 riducevano significativamente la probabilità di sviluppare la malattia clinicamente sintomatica, ma non eliminavano del tutto il rischio. Il Protocollo, facendo riferimento in generale agli ambienti di lavoro, e richiamando le indicazioni (che è terminologia onnicomprensiva) dell’Autorità sanitaria, non può quindi essere derogato, né essere oggetto di interpretazioni variabili per i lavoratori vaccinati, anche se non espressamente contemplati. Anzi, proprio in quanto non richiamati, i vaccinati sono trattati al pari degli altri.

Sulla scorta del Rapporto Iss, in futuro servirebbe invece forse maggiore chiarezza sulle distanze. Ad esempio, secondo il Protocollo del 6 aprile, l’accesso agli spazi comuni è consentito con il mantenimento della distanza di un 1 metro. Il Rapporto ammette che non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali. È stato però consigliato che 1 metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a 2 metri, laddove possibile e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come in occasione del consumo di bevande e cibo). Una lettura conservativa dell’attuale Protocollo sarebbe quella di 1 metro, che però non esclude l’adozione di misure più rigorose della distanza nelle aree comuni e soprattutto quando non si utilizzano mascherine, ancorché con tempi ridotti, per il break bevande. Vista la diffusione delle varianti anche in Italia, sarebbe stato opportuno un intervento più incisivo del Protocollo, che in ogni caso va sempre letto unitamente alle indicazioni dell’Autorità sanitaria.

Il procollo del 6 aprile 2021

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