Rapporti di lavoro

Costi, assenze e privacy i nodi da risolvere per la vaccinazione nelle imprese

di Massimiliano Arlati e Luca Barbieri

Con il Protocollo nazionale del 6 aprile 2021 è stato definito l’impianto di norme e procedure per l’adozione da parte dell’impresa - o di un’aggregazione d’imprese - di un piano aziendale per la vaccinazione diretta dei lavoratori. L’adozione di un piano di vaccinazione, da inscrivere nel più ampio Programma strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-Cov-2, presenta, almeno per il momento, alcuni elementi di criticità.

Le fasi operative

Le fasi operative di un piano sono, in sintesi: A. adeguata informazione dei lavoratori circa le modalità d’adesione al piano su base volontaria;- espressione del consenso informato in forma scritta da parte di ciascun lavoratore aderente reso al medico competente (titolare del trattamento dei dati personali), solo dopo che questi abbia informato il lavoratore interessato circa i vantaggi e i rischi connessi alla vaccinazione e accertato che non sussistano elementi di pericolo per la salute del lavoratore in considerazione delle condizioni cliniche documentate;- presentazione del piano all’autorità sanitaria territorialmente competente con l’indicazione del numero di lavoratori che hanno espresso la volontà di aderire al programma vaccinale. L’autorità sanitaria valuterà l’adeguatezza del piano anche con riferimento alla struttura organizzativa, alle risorse e agli spazi disponibili, perché le fasi preparatorie (accettazione), di somministrazione del vaccino e di osservazione dei lavoratori vaccinati possano svolgersi con regolarità, evitando assembramenti. Sarà altresì valutata la capacità dell’impresa istante di garantire l’attuazione del piano anche nell’ipotesi di consegna dei vaccini con stretto preavviso;

- accolta la proposta di piano aziendale, l’autorità sanitaria competente consegnerà, alla luce della disponibilità di dosi, il numero di vaccini richiesti. È possibile sia consegnato un numero di vaccini inferiore a quelli richiesti, così che la consegna di un primo lotto potrebbe essere seguita da consegne successive. Alla luce di tale eventualità, è necessario che nel piano aziendale siano individuati i criteri di priorità per l’individuazione dei lavoratori da sottoporre al trattamento sanitario;

- ritiro dei vaccini da parte del medico competente, responsabile della corretta conservazione degli stessi;

- somministrazione del vaccino da parte del medico competente, che potrà avvalersi di personale sanitario appositamente formato. Il lavoratore vaccinato sarà tenuto in osservazione per almeno 15 minuti in spazi appositamente predisposti e che consentano un tempestivo intervento del personale medico nell’ipotesi d’insorgenza di reazioni avverse;

- registrazione delle vaccinazioni eseguite mediante sistemi informatici che saranno predisposti dai Servizi Sanitari di ciascuna Regione;

- programma per la somministrazione della seconda dose, prevedendo l’esclusione di lavoratori che abbiano manifestato una grave reazione a seguito della somministrazione della prima dose vaccinale.

Le criticità gestionali

Alla luce della procedura più sopra descritta, emergono alcune criticità di carattere gestionale e operativo. Una prima difficoltà - di natura organizzativa - afferisce all’obbligo (eventuale) di ricorrere a criteri di priorità nella fase di somministrazione del vaccino nell’ipotesi in cui il lotto consegnato non consenta di vaccinare l’intera popolazione aziendale. In tal caso, la rigidità dei criteri di scelta fondati sull’età anagrafica e su un particolare status soggettivo dei lavoratori interessati potrebbe non combinarsi con le esigenze di flessibilità dell’organizzazione del lavoro e comportare gravi disfunzioni sul piano organizzativo.

Inoltre, l’impossibilità di conoscere con congruo anticipo i tempi di realizzazione del piano può rappresentare un grave elemento d’incertezza. Ulteriori profili critici di natura organizzativa, accompagnati da un sensibile incremento dei costi diretti e indiretti connessi all’operazione, si presenteranno quando l’impresa sia plurilocalizzata e ciascuna unità operativa dovrà relazionarsi con una diversa autorità sanitaria competente per territorio (si confida peraltro nel fatto che in sede di registrazione delle vaccinazioni effettuate non si verifichino malfunzionamenti dei sistemi operativi predisposti da ciascuna Regione).

Il vaccino dovrà essere somministrato con l’inoculazione due dosi intervallate da un arco temporale prestabilito. Dunque, ferme restando le osservazioni citate, la somministrazione di una seconda dose potrebbe rappresentare un significativo aggravio sia in termini organizzativi che di costi. Si consideri che dall’analisi preventiva dei costi non potrà escludersi l’incidenza di eventuali periodi di malattia immediatamente successivi l’inoculazione del vaccino, che potrebbero tradursi anche in criticità di natura organizzativa.

Infatti, stando ai dati resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 16% dei soggetti più giovani e l’11% dei soggetti d’età più avanzata hanno manifestato uno stato febbrile (con temperatura superiore ai 38°C) a seguito della somministrazione del vaccino Pfizer, percentuale pari al 15,5% nell’ipotesi di somministrazione del vaccino Moderna (con riferimento ad AstraZeneca lo stato febbrile è indicato come una tra le reazioni avverse più comuni).

Nella fase di programmazione del piano aziendale, tali eventuali periodi d’assenza per malattia dovranno essere opportunamente ponderati, affinché sia garantita la continuità dell’attività produttiva.È ragionevole ritenere che nell’ipotesi di ’aggregazione’ o di ’gruppo organizzato’ di imprese, i costi di ’transazione’ assumeranno una maggiore significatività: in tal caso, oltre a predisporre un proprio piano, ciascuna impresa coinvolta dovrà concordare un piano ’interaziendale’ in cui dedurre un programma di coordinamento almeno per le fasi di ritiro e conservazione dei vaccini (che potrebbero essere affidati al medico competente dell’impresa che ospiterà nelle proprie pertinenze le operazioni di vaccinazione dei lavoratori delle altre imprese ’aggregate’), somministrazione (anche in relazione alla seconda dose) e registrazione.

La certificazione verde

Un ulteriore elemento d’incertezza è rappresentato dalla disciplina introdotta in materia di “certificazione verde” dall’articolo 9 del Dl 52/2021, con riferimento al quale il Garante per la protezione dei dati personali ha rilevato gravi profili di criticità che, ove non tempestivamente risolti, potrebbero indurre l’impresa a riconsiderare l’opportunità di realizzare un proprio piano di vaccinazione.

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