Rapporti di lavoro

Senza pass subito stop allo stipendio. Multe per lavoratori e datori di lavoro

di Marzio Bartoloni

Niente stipendio fin dal primo giorno per chi si presenterà a lavoro senza il green pass. Lo stop a ogni «retribuzione, compenso o emolumento» riguarderà tutti i lavoratori sprovvisti di certificato verde: sia i dipendenti della Pubblica amministrazioni che tutti i lavoratori del privato, non solo in uffici e fabbriche ma anche quelli che entrano nelle case (come colf e badanti), lavoratori autonomi compresi. Perché dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre - quando dovrebbe terminare lo stato di emergenza - per 23 milioni di lavoratori «è fatto obbligo di possedere e di esibire, su richiesta, la certificazione verde Covid 19». Così recita il nuovo decreto sul green pass varato ieri all’unanimità dal consiglio dei ministri. Nove articoli in tutto per ribadire che senza green pass in Italia non si può lavorare. Lo stesso decreto mette nero su bianco la disponibilità del Governo a riesaminare le misure di distanziamento e valutare l’aumento della capienza in stadi, palazzetti, teatri, eventi compresa l’apertura delle discoteche, dopo il parere del Cts che si esprimerà entro il 30 settembre guardando soprattutto a come si comporta la curva del virus a due settimane dalla riapertura delle scuole.

La platea
L’obbligo di pass abbraccia tutta la Pa compresi gli «esterni» (come gli stagisti) che vi accedono assieme al personale di Autority, Consob, Covip, Banca d’Italia, enti pubblici economici, organi di rilevanza costituzionale, cariche elettive o istituzionali di vertice. Il decreto introduce anche una norma ad hoc per l’accesso a tribunali e uffici giudiziari: il green pass dovranno averlo i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, gli avvocati e i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. La norma non varrà però per i legali: le disposizioni, dice il decreto, «non si applicano agli avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all’amministrazione della giustizia, testimoni e parti del processo». Un avvocato potrà dunque andare in tribunale senza il certificato ma dovrà mostrarlo per entrare in uno studio legale. Il decreto rimette invece agli organi costituzionali - dal Parlamento al Quirinale fino alla Consulta - la decisione di estendere il ricorso ai certificati.

Nel privato il pass sarà richiesto a chiunque svolga attività di lavoro dipendente o autonomo e sarà necessario «ai fini dell’accesso nei luoghi in cui la predetta attività è svolta». In pratica servirà anche a una colf o a un elettricista che deve accedere in una casa privata oltre che a tutti i dipendenti che frequentano un ufficio o devono entrare in fabbrica.

I controlli
Nella Pa sono i datori di lavoro ad essere tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni. Entro il 15 ottobre devono definire le modalità per l’organizzazione delle verifiche. I controlli saranno effettuati preferibilmente all’accesso ai luoghi di lavoro come i tornelli e, nel caso, anche a campione. I datori di lavoro inoltre individuano con atto formale i soggetti incaricati dell’accertamento e della contestazione delle eventuali violazioni. Come per il lavoro pubblico, anche per quello privato dipendente saranno i datori di lavoro ad essere tenuti ad assicurare il rispetto delle prescrizioni. Definendo sempre entro metà ottobre le modalità per le verifiche. Che potranno ricorrere, nel privato, alla app «VerifiCa19» già impiegata per treni e ristoranti mentre nel pubblico il premier, su proposta dei ministri per la Pa e della Salute, potrà definire delle linee guida «per la omogenea definizione delle modalità organizzative». Si potrebbe in questo caso impiegare la app già sviluppata per le verifiche nelle scuole.

Le sanzioni
Il decreto prevede che il personale che ha l'obbligo del pass, se comunica di non averlo o ne risulti privo al momento dell'accesso al luogo di lavoro, è considerato assente ingiustificato con lo stop allo stipendio già dal primo giorno e fino alla sua presentazione; dopo cinque giorni di assenza il rapporto di lavoro è sospeso. Nel settore privato la sospensione scatterà dal primo giorno così come la retribuzione. In ogni caso, precisa il decreto, «senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro». Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro. E sanzioni sono previste anche per i magistrati ordinari: l'accesso senza il pass è considerato «illecito disciplinare» ed è sanzionato in base alla normativa di riferimento.

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