Rapporti di lavoro

Green pass, nei tribunali doppio regime per avvocati e magistrati

Nessun obbligo per difensori, consulenti, testimoni e parti

di Valentina Maglione

Doppio regime per gli avvocati: da venerdì 15 ottobre il green pass servirà in studio, ma non per andare in tribunale. È uno dei paradossi che emerge dalla lettura del decreto legge 127/2021 (all’esame del Senato per la conversione in legge), che dispone l’obbligo di possedere il certificato verde Covid per accedere ai luoghi di lavoro pubblici e privati, ma chiarisce esplicitamente che gli avvocati e gli altri difensori non dovranno esibirlo per accedere agli uffici giudiziari.

Così (e questo è il secondo paradosso) nei corridoi e nelle aule dei tribunali e delle corti si incroceranno magistrati e personale amministrativo, che dovranno avere il green pass, e professionisti non soggetti all’obbligo. Un’esclusione decisa per «consentire il pieno svolgimento dei procedimenti», come si legge nelle schede di lettura al decreto legge sul green pass redatte dall’ufficio studi del Consiglio nazionale forense, e quindi «per scongiurare che eventuali problematiche relative al possesso della certificazione verde possano pregiudicare il diritto di difesa o rallentare lo svolgimento dei procedimenti».

Peraltro, a essere esclusi dall’obbligo di green pass per entrare negli uffici giudiziari non sono solo gli avvocati: la norma fa salvi consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei alle amministrazioni della giustizia, testimoni e parti del processo.

Chi invece dovrà avere - ed esibire a richiesta - il certificato verde sono i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, i componenti delle commissioni tributarie e i magistrati onorari, oltre al personale amministrativo e anche a chi lavora in pianta stabile negli uffici giudiziari per un certo periodo di tempo (come i dipendenti delle imprese di pulizie o gli operai impegnati in lavori di manutenzione).

E per chi non ce l’ha scatteranno le conseguenze: è considerato assente ingiustificato senza retribuzione; e sono previste sanzioni disciplinari e pecuniarie.

Quanto ai controlli, le prime indicazioni sono arrivate nei giorni scorsi con le linee guida del ministero della Funzione pubblica e anche il ministero della Giustizia sta elaborando una circolare. Per i magistrati i controlli sono affidati al procuratore generale presso la Corte di appello, mentre per il personale amministrativo al dirigente, anche tramite delegati.

I controlli - in base alle linee guida della Funzione pubblica - saranno svolti preferibilmente all’accesso dell’ufficio, oppure a campione (su almeno il 20% del personale in servizio), o a tappeto, con o senza l’utilizzo di sistemi automatici.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©