Rapporti di lavoro

Un terzo degli stranieri nei campi non è in regola

di Mi. Ca.

«Nei nostri campi operano circa 390mila lavoratori stranieri e circa un terzo di questi rischiano di non poter essere utilizzati nell’immediato perché non in regola con il green pass previsto dal governo. A lanciare l’allarme, dai microfoni di Radio 24, intervistato da Simone Spetia, è il direttore generale di Confagricoltura, Francesco Postorino: a due giorni dall’obbligo della certificazione verde per chi lavora, nei campi si rischia il caos.

Il problema è complesso: «Nelle nostre campagne - spiega Postorino - dove è in pieno corso la vendemmia e dove è cominciata la raccolta dell’ortofrutta, il 60% della manodopera straniera è di provenienza extracomunitaria. Tra questi c’è chi non è vaccinato del tutto e chi magari lo è, ma con prodotti che nel nostro Paese non sono riconosciuti, come il Sinovac cinese o lo Sputnik russo. Se a questo aggiungiamo la difficoltà della lingua, dato che molti lavoratori non parlano italiano, la complessità è evidente».

Per non mettere a rischio i raccolti, secondo il direttore generale di Confagricoltura sarebbe necessario «definire con più velocità la riconoscibilità dei vaccini, ma anche prorogare i permessi di soggiorno scaduti e definire i flussi delle nuove quote di lavoratori stranieri ammessi». Allestire tamponi nei campi è complesso, sia dal punto di vista logistico che per via dei grandi numeri coinvolti. Senza contare che in campagna non ci sono i tornelli, quindi diventa complessa anche solo la semplice verifica di chi il green pass ce l’ha.

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