Rapporti di lavoro

Il lavoro cresce nelle costruzioni. Nuovi ristori ai settori in crisi

Degli oltre 500mila posti creati nel 2021, 150mila sono nelle costruzioni. Alloggio e ristorazione perdono 19mila posizioni

di Valentina Melis e Serena Uccello

Nuovi fondi per turismo, cultura, discoteche e locali. Contributi a fondo perduto per il settore dei matrimoni e della ristorazione. Cassa integrazione scontata fino a marzo per agenzie e tour operator, alberghi, ristoranti, bar e mense, parchi divertimento, musei. Il decreto Ristori-ter varato venerdì dal Governo guarda ai settori che ancora faticano ad agganciare la ripresa, complice anche la quarta ondata della pandemia di Covid-19.

In un contesto di generale recupero dell’occupazione, infatti, ci sono comparti che ancora sono distanti dal ritrovare i livelli pre-pandemia. Alcuni per una crisi iniziata già prima dell’esplosione del Covid, come il tessile (che aveva aumentato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali già nel 2019). Altri per ragioni congiunturali, come il livello ridotto di consumi legato alla situazione sanitaria: turismo, ristorazione, spettacolo, intrattenimento. Il mercato del lavoro appare trainato, invece, dalle costruzioni, dal terziario professionale, dal commercio.

Il quadro di ripresa

I dati diffusi dal ministero del Lavoro e dalla Banca d’Italia («Il mercato del lavoro, dati e analisi», nota 7 del 17 gennaio 2022), anche se ancora provvisori, certificano che nel 2021 sono stati creati 597mila nuovi posti di lavoro. È il saldo fra i contratti attivati e quelli cessati l’anno scorso. Da giugno 2021, il numero di contratti attivati - si legge - è tornato «sui livelli prevalenti prima dello scoppio della pandemia». Certo, prevalgono i contratti a termine, con 363mila nuovi posti, ma anche i contratti a tempo indeterminato registrano un saldo positivo di 277mila. C’è il segno meno per l’apprendistato: il saldo tra attivazioni e cessazioni è negativo per 43mila posti.

Chi assume e chi no

La stessa tendenza è fotografata dall’Inps, che fornisce anche un quadro dettagliato della variazione delle posizioni di lavoro dipendente nei diversi settori economici, almeno fino a settembre dell’anno scorso. Se si confrontano i dati di settembre 2021 con lo stesso mese del 2019, si nota che il maggiore contributo alla crescita, rispetto alla situazione pre-pandemia, arriva dalle costruzioni, che guadagnano ben 150mila posti di lavoro. A far segnare il pieno di contratti contribuiscono certamente i bonus per l’edilizia: la sfida per il mercato del lavoro sarà preservare questi posti anche nel lungo periodo.

Fanno segnare un risultato positivo anche il terziario professionale (+107mila posti) e il commercio (+91.500 posti).

Guardando invece a chi fa ancora fatica, alberghi e ristorazione registrano un crollo dei posti a tempo indeterminato (oltre 73mila in meno), e il buon andamento delle altre forme contrattuali non basta a procurare un saldo positivo: la perdita fra settembre 2021 e settembre 2019 è di oltre 19mila posti.

Il tessile-abbigliamento calzature lascia sul terreno 12mila posti, finanza e assicurazioni ne perdono 10mila (per la diminuzione dei contratti stabili) e per le attività di intrattenimento e culturali il saldo è negativo per 3.500 posti. Questi dati, peraltro, fotografano solo la realtà del lavoro dipendente e non tengono conto, ovviamente, degli eventuali rapporti in nero, che pure avranno subito un contraccolpo rispetto alla fase pre-pandemia.

Il decreto Ristori-ter non ha ripristinato la Cassa Covid, ma consente - in una serie di settori - di usare la cassa integrazione e il Fondo di integrazione salariale senza contributo addizionale (quello previsto a carico delle aziende in caso di utilizzo) fino al prossimo 31 marzo.

Lavoro: il bilancio nei settori rispetto al pre-pandemia

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