Rapporti di lavoro

Avvocati e consulenti del lavoro, metà ancora fuori dalla e-fattura

In base ai compensi dichiarati nel 2020 alle Casse di categoria uno su due può rimanere all’emissione cartacea, mentre sotto la soglia dei 25mila euro resta solo il 21% degli esperti fiscali

di Cristiano Dell’Oste , Valentina Maglione , Valeria Uva

Fuori dall’obbligo di emettere fattura elettronica dal prossimo 1° luglio resta ancora una platea piuttosto ampia di professionisti, almeno nell’area economico-legale. Sotto la soglia dei 25mila euro di ricavi e compensi raggiunti nel 2021 – che la norma del decreto legge 36/2022 individua come valore limite oltre il quale far scattare l’onere anche per i forfettari – si posiziona ancora un numero rilevante di professionisti di quest’area: uno su due, tra consulenti del lavoro e avvocati. Molti meno (il 21% circa) tra i commercialisti.

Certo, si tratta di prime elaborazioni (ottenute grazie alla collaborazione delle rispettive Casse di appartenenza) che si basano sul volume d’affari ai fini Iva dichiarato dagli iscritti nel 2020, perché i redditi 2021, che sono quelli a cui la norma guarda, non sono ovviamente ancora disponibili. E vanno prese con le dovute cautele, perché proprio il 2020 è stato un anno del tutto particolare, anche sul fronte del fatturato, segnato dall’impatto della pandemia.

Ma possono fornire un primo orientamento per tentare di stimare l’impatto dell’estensione della e-fattura dal prossimo primo luglio per un primo scaglione di professionisti in regime forfettario o dei minimi: quello che, appunto, l’anno scorso si è collocato tra i 25mila e i 65mila euro. Una fetta sicuramente molto consistente – da notare che la relazione al decreto legge non la quantifica – degli oltre 617mila professionali con codice Ateco riferito ad attività professionali, scientifiche e tecniche che hanno potuto optare per il regime agevolato (minimi o flat tax) nel 2020, sia per il valore dei compensi che per assenza di cause ostative. Ma non esaustiva.

Nel dettaglio, nel 2020 ben 118.695 avvocati sui 241.830 che hanno dichiarato i propri redditi alla Cassa forense si collocano al di sotto dei 25mila euro di fatturato (il 49%). Proiettando il dato sul 2021, pur con le cautele già ricordate, emergerebbe appunto che quasi uno su due potrà continuare a emettere fattura su carta. Almeno fino alla prossima scadenza universale del 1° gennaio 2024, quando cadranno tutte le eccezioni, compresa quella legata al volume d’affari.

Stesse stime per i consulenti del lavoro: Enpacl informa che sono 11.541 gli iscritti con volume d’affari 2020 inferiore alla soglia, contro i 12.731 che si collocano al di sopra dei 25mila euro.

Da sempre caratterizzati da redditi superiori alla maggior parte delle categorie, invece, fanno eccezione i commercialisti e gli esperti contabili. Alla Cassa di categoria risultano solo 14.338 iscritti nella fascia 0-25mila euro e 67.166 al di sopra nell’anno del Covid. Se si guarda poi oltre l’area legale ed economica all’insieme dei professionisti, l’unico dato che – in parte – può aiutare a perimetrare l’area degli esclusi è quello del Mef, relativo alle dichiarazioni dei redditi 2020 (anno di imposta 2019) dei professionisti, che però riguarda solo chi è nel regime ordinario (ad esempio perché si trovava in una delle condizioni ostative per l’accesso al forfettario): ebbene anche in questo segmento più di uno su due (il 54%) dei professionisti sotto i 65mila euro (per mantenere il parallelo con il regime forfettario) si trovava al di sotto del limite dei 25mila.

L’applicazione

L’anticipo della fattura elettronica scatterà in corso d’anno. E questo potrebbe comportare qualche difficoltrà di gestione, come ha evidenziato anche il neo presidente del Consiglio nazionale Elbano de Nuccio che ritiene «inefficiente» il sistema a gestione mista, metà cartacea e metà elettronica. Tanto che alcuni potrebbero cercare di guadagnare un po’ di tempo concentrando le fatture sulla data del 30 giugno per restare il più a lungo possibile alla modalità cartacea. O, al contrario, anticipare lo “switch” magari per prendere confidenza con la nuova modalità (di fatto già in molti soprattutto tra i commercialisti abituati dal 2018 alla e-fattura gestiscono online anche la propria contabilità). In conto c’è da mettere l’onere per il software, compresi i costi di conservazione sempre in modalità elettronica. Ma si tratta di «spese contenute – osserva Giancarlo Renzetti, consigliere di Cassa forense –: esistono anche sistemi gratuiti. E anche l’aggravio di lavoro dato dalla e-fattura è relativo: dopo poche fatture si prende dimestichezza con il meccanismo».

Al momento è previsto un periodo transitorio da luglio a settembre in cui si allunga il termine per emettere la e- fattura: dai 12 giorni “ordinari” dall’esecuzione della prestazione si passa alla fine del mese successivo. In pratica per una fattura datata agosto c’è tempo fino a settembre. Con il rischio di mini-ingorgo di scadenze per l’invio tra periodo transitorio e ordinario proprio al rientro dalle ferie.

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